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Bibliografia minima

Se vuoi diventare marxista, questa è la bibliografia di cui hai bisogno.
 

 

CLASSICI:


Karl Marx, Il Capitale. Per la critica dell'economia politica, Libro I, nuova trad. italiana detogliattizzata (in preparazione)

Karl Marx, L'analisi della forma di valore, a cura di Cristina Pennavaja, Laterza Editori, Bari 1976.

Questo libricino raccoglie  la prima edizione del cap. I del Capitale e una sua appendice, entrambe pubblicate nel 1867. Sono gli scritti di Marx nella forma più hegeliana; furono incorporati nella seconda edizione del cap. I del 1872. Meritano una lettura comparata con le altre trattazioni di Marx della forma di valore. Da leggere anche le note sugli errori di traduzioni delle altre edizioni italiane del Capitale.

 

FINO AL 1940:

 

Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie. Breve storia del mondo  negli ultimi tredicimila anni,  Einaudi Editore, Torino 1998.

Da leggere! Questo libro dà una valida interpretazione della storia universale  in chiave materialistica (vi domina il determinismo) fino al 1492, Per la fase successiva, dalla rivoluzione scientifica alla rivoluzione industriale, il lettore dovrà rivolgersi al Capitale di Marx. Il termine "rivoluzione" per la nascita della grande industria è senz'altro adeguato, infatti è solo con la nascita della grande industria che si superano i limiti naturali delle forze produttive del lavoro. Gli antichi organismi economici non hanno mai superato la forza motrice delle braccia e degli animali e non hanno mai potuto svilupparsi oltre un certo limite. Si può dire che l'impero romano, l'impero cinese, l'impero ottomano, ecc. vale a dire gli organismi di produzione più efficienti del passato hanno raggiunto il limite di produzione ed efficienza che permettevano le braccia e gli animali da soma; per superare i limiti naturali serviva il sistema meccanico delle macchine. Esso è una creazione del modo di produzione capitalistico.

 

Jean Dieudonné, L'arte dei numeri. Matematica e matematici oggi, A. Mondadori Editore, Milano 1989.
La precisione della matematica è un esempio del piano di vita della specie umana nella società comunista.

 

Reuben Hersh, Cos'è davvero la matematica, Baldini & Castoldi Editore, Milano 2001.

Ogni scienza ha le sue regole non scritte. Per questo è utile assistere alle lezioni di matematica "dal vivo" e vedere un matematico al suo tavolo di lavoro. Solo chi conosce le regole non scritte può dirsi uno scienziato. Gli altri sono cultori della materia. Ehi!, per il marxismo la nostra scienza socialevale lo stesso discorso.

 

Helmut Reichelt, La struttura logica del concetto di capitale in  Marx, De Donato Editore, Bari 1973.

Marx è un hegeliano? No, perché non è un filosofo. La dialettica di Hegel non è quella di Marx. La quale è una dialettica materialistica con piedi a terra. L'autore spiega la concezione dialettica di Marx confrontandola con quella di Hegel e lo fa con l'esposizione logica e filologica del Capitale. Da leggere per chi ha dubbi filosofici sulla dialettica

 

Roman Rosdolsky, Genesi e struttura del "Capitale" di Marx, Editori Laterza, Bari 1971.

L'autentico, l'unico e l'insuperabile commentario del Capitale di Marx.

 

Robert Service, Lenin. L'uomo, il leader, il mito, A. Mondadori Editore, Milano 2001.

In poche parole: "Il comunismo è miseria, terrore e morte per la borghesia e i suoi lacché". Ecco la regola principale non scritta nei classici! del pensiero marxista (non di Gramsci, Togliatti, ecc., che non erano marxisti).

 

Edward H. Smith, Stalin giovane 1879-1917, Garzanti Editore, Milano 1967.

La storia non smette di sorprendere. Chi avrebbe immaginato che Ignazio Silone fosse una spia dell'OVRA? Nessuno. Chi legge questo libro scoprirà che Stalin fu una spia dell'Ochrana. 

 

Vitalij S. Vgodskij, Introduzione ai "Grundrisse" di Marx, "La Nuova Italia" Editrice, Firenze 1974.

Il saggio ripercorre la genesi delle due grandi scoperte di Karl Marx: la concezione materialistica della storia, che spiega la storia della specie umana, e la teoria del plusvalore, che spiega l'essenza del modo di produzione capitalistico.

 

Victor Zaslavsky, Storia del sistema sovietico. L'ascesa, la stabilità, il crollo, Carocci Editore, Roma 1995.

La verità (non la "Pravda") in cifre: «L'industrializzazione sovietica è sembrata sotto molti punti di vista un nuovo modello di passaggio rivoluzionario dalla vecchia società arretrata, prevalentemente contadina, al novero dei paesi evoluti, tecnologicamente avanzati e con un'alta produttività del lavoro. Ma eliminando le distorsioni della censura e la segretezza delle statistiche sovietiche, appare un quadro completamente diverso. Se, in base ai dati ufficiali, la crescita media del reddito nazionale tra il 1929 e il 1941 era del 13,9% all'anno, la crescita reale fu in realtà solo del 3,2%. Ne deriva che dagli anni dell'industrializzazione forzata all'inizio della guerra il reddito nazionale crebbe non 5,5 volte, ma appena l'1,5 [ohibò!, 72,7% rispetto alle fantasiose cifre ufficiali; così anche il 20% sul reddito nazionale sovietico, l'economista Agambegjan proponeva nel 1988, è risultato ottimistico, N.d.R.]

   Allo stesso tempo l'amministrazione staliniana raggiunse in pieno il suo obiettivo primario: l'Unione Sovietica poté vantare un'industria pesante sufficientemente moderna e, in particolare, un'industria bellica in condizione di produrre armi all'avanguardia [...]» (pag. 108). Così sparisce il mito che lo stalinismo era necessario per lo sviluppo delle forze produttive della Russia. I risultati scadenti mostrano che anche gli zaristi o i trockisti non potevano fare di peggio.

 

Pietro Zveretemich, Il grande Parvus, Garzanti Editore, Milano 1988.

Un'immagine non sbiadita della socialdemocrazia tedesca e della socialdemocrazia russa dalla Belle Époque alla Rivoluzione d'Ottobre. La parte di testo dedicata all'ascesa di Stalin dopo la rivoluzione si può considerare come la continuazione del libro di Edward Smith citato sopra.

 

 

DAL 1940 IN POI:

 

70 anni sono il tempo minimo per guardare con relativo distacco gli eventi della storia. Ci sono troppi protagonisti viventi e troppe teste di rapa, che confondono la propaganda politica con l'analisi storica. Poiché tu, lettore, vuoi diventare marxista e non scimunirti dietro a invasati o falliti, i quali straparlano di rivoluzioni e partiti mondiali, che ovviamente non vedranno mai la luce, in un primo momento ti devi accontentare di leggere uno e un solo volume sugli anni recenti:

 

Ferenc Jánossy, La fine dei miracoli economici, ER, Roma 1974.

Il giovane studioso, se è giovane e non è studioso è meglio che vada a lavorare nei campi o in miniera, dovrà prendere in considerazione solo organizzazioni "marxiste" che abbiano almeno mille iscritti. Sotto i mille, le abbandoni al loro destino e si metta a studiare i libri sopra segnalati, rimandando al prossimo decennio l'azione politica. Se frequenta un centro sociale, se ne vada e apra un libro di matematica, ne guadagnerà in salute e sapienza. Senza la matematica non può capire il software libero e la lettura del Capitale gli provocherà mal di testa tremendi. Perché Il capitale è un libro scientifico - la nostra scienza sociale- , ed è bene, quindi, imparare a ragionare fin da adolescenti in modo scientifico. Non c'è niente di meglio della matematica per farlo. E con ciò basta!
 

 

 

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